Assiteca /Assiteca/www.assiteca.it/ Fri, 15 Sep 2023 07:23:04 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 Report di sostenibilità: quali novità per le imprese /Assiteca/www.assiteca.it/2023/09/sostenibilita-esrs/ Fri, 15 Sep 2023 07:23:03 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34812 La Commissione europea ha recentemente adottato gli European Sustainability Reporting Standards – ESRS, che le imprese soggette alla direttiva CSRD dovranno iniziare ad adottare a partire dal 2024.

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La Commissione europea ha recentemente adottato gli European Sustainability Reporting Standards – ESRS, che le imprese soggette alla CSRD dovranno iniziare ad adottare a partire dal 2024

 

 

Con l'approvazione degli Standard Europei di Sostenibilità, European Sustainability Reporting Standards - ESRS, la Commissione europea compie un ulteriore passo in avanti per la finanza sostenibile. Gli ESRS, una volta passati al vaglio e all'approvazione del Parlamento e del Consiglio europeo, andranno applicati a partire dal 1° gennaio 2024 da parte delle imprese soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) con un preciso cronoprogramma a seconda delle caratteristiche delle società coinvolte.

Cosa sono gli Standard Europei di Sostenibilità?

La Commissione europea il 31 luglio 2023 ha adottato gli Standard Europei di Sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards – ESRS), che dovranno essere utilizzati da tutte le imprese soggette alla direttiva per la rendicontazione societaria sulla sostenibilità (CSRD).
Mairead McGuinness, Commissaria per i servizi finanziari, la stabilità finanziaria e l’Unione dei mercati dei capitali, dichiara: "Gli standard che abbiamo adottato oggi sono ambiziosi e costituiscono uno strumento importante a sostegno dell’agenda di finanza sostenibile dell’UE. Raggiungono il giusto equilibrio tra la limitazione dell’onere per le società segnalanti e allo stesso tempo la possibilità per le aziende di dimostrare gli sforzi che stanno facendo per rispettare l’agenda del Green Deal, e di conseguenza avere accesso a finanziamenti sostenibili."

Gli standard:

  • coprono l’intera gamma di questioni ambientali, sociali e di governance, compresi il cambiamento climatico, la biodiversità e i diritti umani;
  • forniscono informazioni agli investitori per comprendere l’impatto sulla sostenibilità delle società in cui investono;
  • tengono conto del'interoperabilità con l’International Sustainability Standards Board (ISSB) e la Global Reporting Initiative (GRI) al fine di garantire un livello molto elevato di interoperabilità tra gli standard europei e quelli globali e di evitare inutili doppie segnalazioni da parte delle aziende.

Gli obblighi di rendicontazione verranno introdotti gradualmente nel tempo per le diverse società, come vedremo.

 

Cosa cambia per le imprese con gli ESRS?

La direttiva 2022/2464, la già citata CSRD, ha emendato la direttiva 2013/34/EU, che riguarda i bilanci d’esercizio e consolidati, introducendo l’art. 19-bis, che ha reso obbligatoria la rendicontazione secondo gli ESRS.

Un obbligo che impone alle imprese di:

  • redigere la relazione di sostenibilità ai sensi della direttiva 2013/34/EU;
  • conformare la relazione ai principi di rendicontazione di sostenibilità, con l'obiettivo di rendere le informazioni comunicate comprensibili, pertinenti, verificabili, comparabili e rappresentate fedelmente.

L’EFRAG (European Financial Reporting Advisory) è l'ente di natura tecnica, non politica, che si occupa dei principi contabili a livello internazionale, e che esercita le funzioni di consulente per la Commissione in conformità con la direttiva 2013/34/EU, al fine di fornire orientamenti tecnici non vincolanti sull’applicazione dell’ESRS.

Le priorità che la Commissione ha dato all’EFRAG riguardano:

  • valutazione della materialità;
  • rendicontazione in relazione alle catene del valore.

L’EFRAG dovrà dunque pubblicare su questi argomenti una bozza dei propri orientamenti al fine di avviare una consultazione pubblica attraverso un portale, anch'esso in via di pubblicazione, sul quale sarà possibile per le imprese e tutti gli altri stakeholder porre questioni tecniche sull'applicazione degli Standard.

 

Come sono strutturati gli Standard ESRS?

Vediamo adesso la struttura degli ESRS, organizzati in dodici standard a loro volta suddivisi in tre categorie:

  • comuni e trasversali;
  • specifici, dunque legati ai criteri ESG;
  • relativi a particolari settori (questi ultimi ancora da pubblicare).

Gli standard comuni e trasversali sono i seguenti:

  • ESRS 1 - Requisiti generali. Riguarda i principi generali da applicare nella rendicontazione secondo l’ESRS e non stabilisce di per sé specifici requisiti di informativa.
  • ESRS 2 - Informativa generale. Specifica le informazioni essenziali da divulgare indipendentemente dall’aspetto della sostenibilità preso in considerazione. Si tratta di uno standard obbligatorio per tutte le società che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva CSRD.

Detto questo, agli standard successivi occorre applicare una valutazione di materialità, dunque le imprese devono indicare soltanto le informazioni rilevanti, e possono emettere le informazioni che non sono rilevanti per il proprio modello di business e/o attività.
La valutazione della rilevanza dell’informazione fornita deve essere verificata da parte dei soggetti esterni in conformità con le disposizioni della direttiva 2013/34 /EU.

Di seguito le informazioni richieste in materia ambientale:

  • ESRS E1 - Cambiamento climatico;
  • ESRS E2 - Inquinamento;
  • ESRS E3 - Acqua e risorse marine;
  • ESRS E4 - Biodiversità ed ecosistemi;
  • ESRS E5 - Risorse ed economia circolare.

Per le informazioni sociali abbiamo:

  • ESRS S1 - Forza lavoro utilizzata;
  • ESRS S2 - Lavoratori nella catena del valore;
  • ESRS S3 - Comunità interessate;
  • ESRS S4 - Consumatori ed utenti finali.

Infine per le informazioni di governance lo standard è l'ESRS G1 - Conduzione dell’attività. Ricordiamo infine che ad oggi siamo in attesa di standard destinati a specifici settori.

 

Agenda di adozione degli  ESRS

Veniamo infine al cronoprogramma di applicazione degli standard ESRS.
Innanzitutto la bozza degli standard ESRS è stata approvata dalla Commissione europea, che ne ha condiviso il testo con i portatori di interesse che hanno fornito le proprie osservazioni attraverso la consultazione pubblica che si è chiusa il 7 luglio 2023.
Il prossimo passaggio sarà l'esame degli Standard da parte di Consiglio e Parlamento europeo, che hanno due mesi di tempo per fare le proprie verifiche, intervallo di tempo che può essere prorogato di ulteriori due mesi. In questa fase gli Standard possono essere approvati o respinti in toto, ma non modificati.
Se approvati, gli Standard entreranno in vigore dal 1° gennaio 2024, dunque andranno applicati ai rendiconti dei bilanci il cui periodo di riferimento parte dal 1° gennaio 2024 in avanti.
Tuttavia il calendario di applicazione varia a seconda delle società coinvolte nell'obbligo di rendicontazione:

  • Società quotate, grandi banche, grandi imprese assicurative e grandi società quotate extra UE (tutte con più di 500 dipendenti), che erano già soggette alla direttiva NFRD, sulla dichiarazione non finanziaria, sono tenute ad adottare gli Standard per l’anno finanziario 2024 e pubblicare la loro prima dichiarazione di sostenibilità nel 2025.
  • Grandi imprese, comprese quelle quotate extra UE, devono avviare l'adozione per l’esercizio 2025 e pubblicare la loro prima dichiarazione di sostenibilità nel 2026.
  • PMI quotate, comprese quelle extra UE, hanno l'obbligo di adozione a partire dall’anno finanziario 2026 con la prima dichiarazione di sostenibilità nel 2027. Una scadenza che può però essere rinviata per altri due anni, con obbligo irrevocabile nell’anno finanziario 2028, e relativa dichiarazione di sostenibilità pubblicata nel 2029.
  • Società extra UE che generano oltre 150 milioni di euro all’anno di ricavi nell’UE e che hanno nell’UE una succursale con fatturato superiore a 40 milioni o una controllata che è una grande impresa o una PMI quotata, devono applicare gli Standard a livello di gruppo dall’esercizio 2028 e pubblicare la dichiarazione di sostenibilità dal 2029.

Un calendario che abbraccia dunque un quinquennio per un tema cruciale su cui torneremo con tutti gli aggiornamenti sia per quanto concerne l'approvazione definitiva, sia sulle consultazioni e l'applicazione degli Standard.

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Silver Economy: quali sfide per il futuro? /Assiteca/www.assiteca.it/2023/09/polizza-ltc-silver-economy/ Wed, 06 Sep 2023 22:01:01 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34802 Le “Polizze Long Term Care”, che tutelano l’assicurato in caso di perdita di autosufficienza con una rendita vitalizia mensile per coprire le spese necessarie, sono ad oggi ancora poco diffuse

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Un valido aiuto sono le “Polizze Long Term Care”, che tutelano l’assicurato in caso di perdita di autosufficienza con una rendita vitalizia mensile per coprire le spese necessarie, ma che sono ad oggi ancora poco diffuse

 

Nel 2050 si stima che in Italia ci saranno 3 over 65 per ogni under 15. Un dato che spiega molto chiaramente dove stiamo andando in termini di invecchiamento della popolazione. Un "esercito" di persone che hanno e avranno necessità specifiche, ambizioni come bisogni, a cui occorre rispondere in maniera puntuale e che hanno portato a coniare il concetto di Silver Economy. Un'economia che offra iniziative volte ad incrementare il benessere di giovani anziani ancora fisicamente e mentalmente attivi, come pure quello di chi può sviluppare gravi problemi di non autosufficienza e dunque avrà bisogno di un supporto di tipo Long Term Care.

Silver Economy: cosa ci dice la demografia italiana?

Il paper "Silver Economy, la grande economia del prossimo decennio", a cura del Centro Studi e Ricerche di Itinerari previdenziali, è giunto alla terza edizione e analizza nel dettaglio le questioni legate all'inesorabile invecchiamento della popolazione italiana.

Per comprendere la progressione, analizziamo cosa è accaduto negli anni e quali sono le previsioni per il futuro:

  • nel 1992 gli over 50 erano poco più di 19 milioni, di cui quasi 9 milioni erano over 65;
  • ad oggi i residenti in Italia che hanno almeno 50 anni sono oltre 27 milioni, più della metà di loro (oltre 14 milioni) ha 65 o più anni;
  • nei prossimi trent'anni gli over 65 cresceranno di 11 punti percentuali e saranno numericamente il doppio rispetto ai giovani residenti.

Sebbene l'invecchiamento della popolazione non riguardi esclusivamente il nostro Paese, l'Italia è lo Stato europeo maggiormente coinvolto da questo fenomeno. Attualmente gli over 50 rappresentano il 46,84% della popolazione (quasi la metà, dunque), mentre vent'anni fa rappresentavano soltanto il 37%. Se poi segmentiamo questa fascia della popolazione, vediamo che:

  • coloro che sono in età compresa tra 50 e 64 anni, rappresentano il 23% della popolazione (media europea 21%);
  • chi ha tra i 65 e i 79 anni, si trova nel 23,8% della popolazione (media europea 21,1%);
  • gli over 80 sono il 7,6% (media europea 6,1%).

Aggiungiamo che l'indice di vecchiaia, il rapporto cioè tra over 65 e under 15, nel 2022 era pari a quasi il 188% (188 anziani ogni 100 giovanissimi). Rapporto che si stima nel 2050 potrebbe raggiungere il 300% (3 anziani per ogni giovanissimo).
La demografia italiana ci dice chiaramente che siamo in una fase di transizione verso una nuova economia che dovrà mutare e guardare a bisogni, esigenze e consumi delle persone più in avanti in età, la Silver Economy, appunto.

 

Silver Economy: una questione di reddito e patrimonio disponibili

L'invecchiamento della popolazione porta ad un naturale senso di allarme per la società così come la abbiamo interpretata nel tempo, tuttavia nuovi paradigmi e il progresso tecnologico possono portare a vedere notevoli opportunità per il futuro "maturo" che ci attende.
La Silver Economy rappresenta l’insieme di consumi tipici dei 50/65enni e degli over 65, consumi che caratterizzano i loro stili di vita e che coinvolgono una serie di attività economiche e produttive impegnate a soddisfare i bisogni vecchi e nuovi che riguardano un numero sempre più consistente di persone.
Persone che dispongono di una capacità di spesa notevole, basti pensare ai flussi di reddito che, dai 55 anni in su, sono più alti rispetto alle altre fasce di età. Redditi peraltro molto stabili, lo abbiamo visto durante il COVID, quando gli over hanno retto molto meglio di qualsiasi altra fascia di età.
Itinerari previdenziali rileva, infatti, che il flusso annuo netto delle pensioni e delle assistenze è pari a quasi 300 miliardi euro, una spesa stabile che resiste sia alle crisi sia alla conseguente inflazione, dal momento che le pensioni sono soggette a rivalutazioni.
I Silver, poi, hanno anche una ricchezza più solida e consistente di quella delle fasce più giovani.
Itinerari previdenziali rileva che: "Le persone over 65 dispongono di un patrimonio medio mobiliare e immobiliare che, attualizzato all’1 gennaio 2022, è di circa 300mila euro: moltiplicando questo valore per 14,051 milioni di soggetti, si arriva a un totale della ricchezza Silver pari a 4.173,14 miliardi di euro. Considerando una ricchezza totale delle famiglie per il 2022 pari a 10.900 miliardi di euro (dato Banca d’Italia), valore composto anche da un 14% di proprietà di aziende o imprese e da un 3% di beni reali (oro, diamanti ecc.), posseduti principalmente dagli over 65 come le gestioni di private banking, si può agevolmente stimare che il 24% circa della popolazione composto da over 65 detiene quasi la metà della ricchezza nazionale."

Una patrimonializzazione che peraltro si trasferisce di generazione in generazione con le eredità e che andrà ad ingrossare i patrimoni dei Silver del futuro. Tra redditi alti e patrimoni consistenti, ecco che impostare una serie di attività per rispondere a bisogni e desideri dei Silver diventa una grande opportunità per il sistema economico tutto.

 

Silver Economy: di che cosa abbiamo bisogno?

Silver Economy come opportunità, dicevamo. Ma siamo pronti a rispondere alle richieste e bisogni di over 50 e over 65? La risposta purtroppo è no, l'Italia si sta facendo cogliere impreparata rispetto all'ondata di consumi che potrebbe intercettare. Per prepararci a questa transizione demografica mai vista prima, occorre una serie di iniziative ben pianificate su:

  • prevenzione e screening;
  • nuove forme di protezione che seguano lo schema assicurativo long terme care;
  • contratti di lavoro che consentano di allungare la vita lavorativa;
  • offerta ampia di formazione continua e riqualificazione anche per lavoratori e lavoratrici avanti in età ma che molto potrebbero dare per maturità ed esperienza;
  • revisione dell'età pensionabile al rialzo, considerando un incremento di benessere psicofisico in età avanzata e della speranza di vita.

Azioni importanti da compiere anche per il notevole impatto della Silver Economy sul PIL italiano. Si stima infatti che, considerando che quasi tutti i redditi degli over 65 saranno spesi in consumi o sostegni a familiari, questo flusso di risorse può generare un’occupazione tra i 4,6 (stima Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali) e 5,46 milioni (calcolo della Commissione UE) di lavoratori, considerando in questo numero:

  • badanti regolari e irregolari;
  • personale delle RSA e medico;
  • fornitori di beni e servizi.

Passando alle stime sul PIL si giunge ad una cifra pari a 350 miliardi di euro, ossia circa il 20% del PIL 2021. Importo che riguarda la sola economia per gli over 65, mentre se ampliamo le stime anche agli over 50, di sale a circa 583 miliardi di euro (poco meno di un terzo del PIL 2021).

Silver Economy e Long term Care: lo stato dell'arte secondo l'IVASS

Sullo stato dell'arte della Long Term Care, interviene l'IVASS con il convegno "Long Term Care. Sviluppo e sostenibilità", che si è tenuto a Roma il 17 luglio 2023.
In Italia, come in molte altre economie avanzate, a fronte dell'invecchiamento della popolazione, sono stati presi alcuni importanti provvedimenti per stimolare il ricorso a prestazioni di lunga durata a carattere socio-sanitario per gli anziani non autosufficienti (Long Term Care – LTC).

Qual è la situazione italiana?

Innanzitutto il Belpaese è cronicamente sottoassicurato, con il ramo Danni che si attesta all'1,9% del rapporto premi/PIL, contro il 4,9% della media OCSE nel 2021, che si ripercuote anche sulla sottoassicurazione sanitaria delle famiglie italiane.

Inoltre l'attuale situazione dei servizi LTC in Italia soffre di ulteriori problematiche:

  • la disponibilità di letti nelle residenze LTC è nell’ordine dei 2 letti per 100 ultrasessantacinquenni, dato tra i più bassi in assoluto a livello OCSE, considerando il massimo dei 7 letti toccato dall’Olanda;
  • scarsa, anche la disponibilità di personale, sia in totale, sia nelle due componenti infermieristica (nurses) e assistenziale (personal carers);
  • basso anche il livello di istruzione del personale con una quota molto consistente di lavoratori con solo il diploma di licenza media inferiore.

In un contesto simile, ecco che il tema della LTC assume una rilevanza sistemica che necessità di risposte concrete e di un deciso miglioramento nelle risposte alle esigenze della popolazione.
Attualmente la spesa pubblica per LTC (spesa sanitaria, per indennità di accompagnamento e per altre prestazioni) è pari a circa 38 miliardi, il 2% del PIL, con una crescita prevista al 2,8% nel 2070. A questa si affianca la spesa privata (per le RSA e per l’assistenza domiciliare) che è stimata in circa 33 miliardi (1,7% del PIL).
In sostanza si tratta di oneri che si poggiano in parti uguali su pubblico e privato. Tuttavia, la spesa privata è quasi interamente out-of-pocket, dunque pagata "a prestazione" di tasca propria dai pazienti. Le polizze assicurative LTC, infatti, raggiungono solo quota 178 milioni di euro (0,2% dei premi Vita), a cui va sommata la componente residuale a copertura del rischio di non autosufficienza ottenuta col ramo Danni-malattia.
Ecco si aprono ampi spazi di miglioramento per andare verso soluzioni che siano al contempo universalistiche, economicamente efficienti e più attente alla qualità dei servizi, attraverso progetti di cooperazione tra Stato, imprese ed enti del Terzo Settore.
IVASS conclude: "Tale sistema misto pubblico-privato si baserebbe sull’approccio mutualistico della contribuzione e della copertura, per venire incontro all’esigenza di LTC di tutta la popolazione italiana. Lo Stato stabilirebbe le regole e garantirebbe un’adeguata deduzione fiscale dei versamenti; i datori di lavoro e i lavoratori verserebbero la rispettiva contribuzione; le imprese di assicurazione gestirebbero le risorse offrendo rendite monetarie o risarcimenti “in forma specifica” da imprese sociali specializzate nella cura delle persone, con adeguati presidi di vigilanza sulla qualità dei servizi."

Sul tema anche il nostro approfondimento Silver Economy: un’economia in crescita che ha bisogno di risposte concrete

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Agricoltura, come tutelarsi dalle catastrofi naturali /Assiteca/www.assiteca.it/2023/08/rischi-agricoli-catastrofi/ Thu, 03 Aug 2023 08:45:01 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34775 Per sostenere il settore, molto sotto assicurato, è stato introdotto anche il Fondo Nazionale AgriCat per i Rischi Catastrofali

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Per sostenere questo settore, molto sotto assicurato, è stato introdotto anche il Fondo Nazionale AgriCat per i Rischi Catastrofali. L’obiettivo è dare agli agricoltori la possibilità di avere un primo ristoro attraverso un modello assicurativo.

 

 

I primi sette mesi del 2023 hanno mostrato tutta la fragilità del settore agricolo italiano di fronte ad un maltempo che genera eventi catastrofali in grado di distruggere e persino cancellare interi raccolti. Importanti le prese di posizione di istituzioni e associazioni di categoria, impegnate nella gestione dell'emergenza ma anche nella pianificazione dell'adeguamento ad un cambiamento che vede gli eventi avversi crescere in numerosità ed intensità. Eventi che purtroppo manifestano i propri effetti in termini di rischi agricoli, in un Paese in cui il settore e ancora, gravemente, sottoassicurato.

Un 2023 all'insegna degli eventi catastrofali da maltempo

La primavera/estate 2023 si è caratterizzata per gli eventi climatici estremi anche in Italia. Al dramma dell'alluvione in Emilia-Romagna e nelle Marche nel maggio 2023, che ha reso necessaria addirittura una revisione cartografica di alcuni territori, si è aggiunto il maltempo che ha tormentato l'intera Pianura Padana nel mese di luglio, con fenomeni atmosferici dagli esiti disastrosi che hanno percorso chilometri, andando dalla Lombardia al Friuli. Al contempo il Sud Italia ha sofferto un caldo estivo fuori dalle medie stagionali anche di 10 gradi e per diversi giorni, una temperatura insostenibile per le colture.

Un'Italia divisa in due anche sul fronte dei danni all'agricoltura: colture spazzate via delle esondazioni dei corsi d'acqua o danneggiate irreversibilmente da grandinate che portano al suolo chicchi enormi, oppure prosciugate da ondate anomale di calore.

E gli enti locali, come la Regione Lombardia, chiedono deroga al divieto di indennizzare i danni a colture assicurabili con il Fondo di Solidarietà. Richiesta che peraltro arriva dalla Regione "motore di Italia" che pure presenta un elevato sviluppo delle assicurazioni incentivate, rispetto a tutti gli altri territori del Paese; il che dà la misura della gravità degli eventi e delle loro conseguenze.

Dall'analisi della Coldiretti su dati European Severe Weather Database:

  • il 18 luglio scorso nelle regioni del Nord Est si sono abbattute in un solo giorno ben 24 tempeste di vento che hanno abbattuto boschi, scoperchiato edifici, stalle e malghe e danneggiato le coltivazioni;
  • il 19 luglio, in un solo giorno, sono state ben 52 violente grandinate con "palle di ghiaccio" che hanno provocato danni incalcolabili nelle campagne dove sono state colpite le produzioni di grano, ortaggi, frutta e vigneti ma anche serre e strutture agricole;
  • nella notte tra il 23 e il 24 luglio il Nord Italia è stato segnato da ben 44 tempeste di vento e grandine, che hanno colpito città e campagne con danni incalcolabili, con l’ondata di maltempo ha colpito dal Piemonte al Veneto fino al Friuli con il concentrarsi di numerosi eventi estremi in particolare in Lombardia.

Questi solo alcuni dei dati rilevati sulle colture del Nord. Se poi passiamo all'osservazione dei fenomeni nel Sudi Italia, Coldiretti Puglia rileva che il caldo torrido sta letteralmente "bruciando" la frutta e la verdura nei campi. Le ustioni comportano purtroppo perdite del raccolto che in alcune aziende arrivano al 90%, coinvolgendo le colture di peperoni, meloni, angurie, uva, pomodori, olive e melanzane.

Danni all'agricoltura causati dal maltempo: l'allarme delle associazioni di categoria

Coldiretti, alla luce dei fenomeni osservati finora, stima che nel 2023 i danni alle colture sono destinati a superare i 6 miliardi dello scorso anno.

Per il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini:"i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.
Un obiettivo che richiede un impegno delle istituzioni per accompagnare innovazione dall'agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no Ogm."

La Coldiretti Puglia, dichiara: "Le scottature da caldo danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di giungere a maturazione, per cercare di salvare almeno parte della produzione. Ma il caldo torrido ostacola pure le operazioni agronomiche e di raccolta che devono essere sospese nelle ore più bollenti per tutelare la salute dei lavoratori mentre diventa impossibile lavorare nelle serre."

Camillo Pugliesi, presidente della Cia Sicilia Occidentale, afferma: "Una situazione che ci preoccupa e che richiede sin da subito l'intervento delle istituzioni, regionali e nazionali. Nelle campagne i nostri produttori stanno affrontando una situazione mai vista, chi era riuscito a limitare i danni della peronospora adesso deve fronteggiare le alte temperature senza nessuna arma a disposizione. In ogni pianta tanti grappoli sono stati letteralmente bruciati, bolliti da queste giornate di caldo e non vogliamo immaginare quale potrà essere la situazione a fine mese, visto che questa ondata di calore durerà ancora per molto e sarà anche destinata a peggiorare secondo le previsioni."

Richiesta di stato di calamità e profonde riflessioni sull'adattamento ai cambiamenti in corso, si rendono necessari per gestire il presente e preparare il futuro. Affrontare le conseguenze del cambiamento climatico sta diventando vitale per l'agricoltura, il settore economico che prima di tutti gli altri vede il concretizzarsi delle conseguenze drammatiche di eventi catastrofali che crescono in intensità e frequenza.

 

Rischi agricoli da maltempo: cosa prevede il Fondo AgriCat

Una delle strade percorse a livello istituzionale è il Piano di gestione dei rischi agricoli (Pgra) 2023, che contiene le regole che disciplinano l’adozione degli strumenti agevolati per la gestione dei rischi in agricoltura per le produzioni vegetali e per quelle zootecniche. Il Piano mira ad incentivare il ricorso agli strumenti di copertura del rischio, attraverso agevolazioni, semplificazioni e promozione di soluzioni innovative, anche con l'introduzione del Fondo Nazionale AgriCat per i Rischi Catastrofali, a copertura parziale dei danni causati da siccità, gelate e alluvioni, con uno stanziamento annuale pari a circa 350 milioni di euro gestiti da AgriCat Srl, società costituita nell'estate 2022 da Ismea.

Uno strumento di tutela che riguarda la totalità degli agricoltori italiani beneficiari del regime dei pagamenti diretti Pac, dunque oltre 700mila operatori del settore coinvolti. Si tratta di una copertura mutualistica di base contro i danni alle produzioni agricole causati da eventi atmosferici di natura catastrofale. È finanziato al 70% da fondi pubblici e al 30% dagli stessi agricoltori, attraverso un prelievo obbligatorio dai contributi del Primo Pilastro Pac.

Al verificarsi di un trigger event, un evento avverso che superi un parametro previsto, i beneficiari possono presentare denuncia. Le perizie dei tecnici per stabilire se ci sia o meno diritto al risarcimento vengono fatte a campione, nel caso l'azienda non sia assicurata. Fa invece fede la perizia della compagnia assicurativa nel caso in cui l'azienda che ha subìto il danno sia assicurata.

 

Come fare domanda di risarcimento al fondo AgriCat

Le imprese agricole che hanno subito danni catastrofali alle produzioni vegetali causati da alluvione, gelo o siccità, possono presentare le denunce di danno collegandosi al portale fondoagricat.it. La piattaforma My AgriCat, infatti, è l'unico punto di accesso per presentare le denunce di sinistro AgriCat.
Per avere accesso alle indennità del Fondo AgriCat, in seguito a un evento catastrofale, gli agricoltori, in modo diretto o tramite i propri Centri di Assistenza Agricola (CAA), dovranno presentare la denuncia di sinistro tramite la piattaforma.
Per accedere occorre essere preventivamente registrati al Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). L'accesso a My AgriCat avviene con le medesime credenziali e senza eseguire una nuova registrazione.

Possono dunque accedere:

  • Agricoltore (utente qualificato SIAN);
  • Centro di Assistenza Agricola (per conto dell'agricoltore mandante).

Il consiglio dei ministri, nel mese di maggio 2023, ha stanziato 100 milioni per incrementare il fondo AgriCat e dare agli agricoltori la possibilità di avere un primo ristoro attraverso un modello assicurativo.

Il decreto legge prevede un’ulteriore disposizione da 75 milioni di euro che destina al Fondo per l’innovazione in agricoltura, per gli investimenti e i progetti di innovazione realizzati da imprese dei settori dell’agricoltura, della zootecnia, della pesca e dell’acquacoltura che operano nell’Emilia Romagna colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici.

 

Rischi agricoli da maltempo e coperture assicurative

Per uscire poi da una cronica condizione emergenziale e iniziare a ragionare in termini di adattamento al cambiamento climatico, il settore agricolo e le singole imprese devono affrontare il tema della cronica sottoassicurazione che in questo contesto diventa un "problema nel problema".

Il ruolo del broker assicurativo diviene dunque cruciale per iniziare a valutare la situazione e costruire un'adeguata strategia di risk management in agricoltura. Attraverso un approccio consulenziale volto ad identificare le soluzioni assicurative adeguate Assiteca Agricoltura affianca i clienti offrendo un'ampia gamma di servizi:

  • verifica e confronto dei costi assicurativi;
  • analisi dell’adeguatezza delle coperture assicurative esistenti;
  • assistenza e consulenza per individuare la copertura assicurativa idonea alle proprie esigenze, operando con le più importanti Compagnie di assicurazione del settore, per la costruzione di un pacchetto assicurativo ad hoc;
  • analisi e consulenza rischi;
  • assistenza in fase di sinistro:
  • monitoraggio dell’attività dei periti e coordinamento di eventuali accertamenti in contraddittorio;
  • affiancamento nella comprensione delle operazioni tecniche di rilevamento dei danni;
  • prevenzione di possibili conflitti nella fase di liquidazione dei sinistri;
  • verifica tecnica della corretta applicazione delle metodologie di stima.

Un'offerta che prende in considerazione il cliente nella sua interezza guidandolo nelle scelte a tutela dell'attività.

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Energia pulita, grande opportunità per il nostro Paese /Assiteca/www.assiteca.it/2023/08/energie-rinnovabili-assicurazioni/ Wed, 02 Aug 2023 09:22:27 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34754 L’Italia ha l’obiettivo di ridurre del 33% le emissioni di CO2 entro il 2030. Per ottenere questo risultato occorre implementare le fonti di energia pulita

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L’Italia ha l’obiettivo di ridurre del 33% le emissioni di CO2 entro il 2030. Per ottenere questo risultato occorre implementare le fonti di energia pulita e lavorare sull’efficienza energetica.

 


Quello delle energie rinnovabili è un settore in continua crescita, che nel nostro Paese ha visto un'accelerazione negli ultimi anni ma anche una produzione ancora insufficiente se paragonata agli altri Paesi europei ma soprattutto al proprio potenziale.
Ad affermarlo lo studio "Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia" a cura di The European House – Ambrosetti, che individua le direttrici dello sviluppo del settore. Un settore di cui analizza lo stato dell'arte e le potenzialità e di cui vediamo anche incentivi presenti e prospettive sul fronte assicurativo.

 

Lo stato dell’arte delle rinnovabili in Italia: lo studio di Ambrosetti

Il 22 luglio 2023, The European House – Ambrosetti ha presentato un position paper nel corso del primo Forum delle Energie Rinnovabili "Renewable Thinking", che individua sei ambiti di sviluppo che possono contribuire ad accelerare il processo di transizione energetica:

  1. comunità energetiche rinnovabili;
  2. agrivoltaico;
  3. eolico offshore;
  4. revamping e repowering;
  5. pompaggi elettrici;
  6. reti elettriche.

Queste secondo lo studio sono le direttrici e le leve strategiche per accelerare il dispiegamento delle rinnovabili in Italia e agevolare il raggiungimento dei target al 2030.

Obiettivi per il 2030 che si valuta richiedano investimenti compresi tra 74 e 90 miliardi di euro, facendo riferimento alla sola generazione elettrica secondo il target +85 GW del Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Elettricità Futura e coerente con il REPowerEU. Investimenti che comportano inoltre:

  • creazione di 540mila nuovi posti di lavoro, considerando il settore elettrico e la relativa filiera industriale;
  • riduzione delle emissioni fino a 270 milioni di ton CO2 nel periodo del Piano;
  • benefici economici compresi tra 121 e 148 miliardi di euro nella sola generazione elettrica.

Per giungere a questi risultati, tuttavia, occorre lavorare allo sviluppo di intere filiere industriali green, considerando che l'Unione europea al momento ha soltanto il 14% della capacità produttiva globale di energia eolica e solare. Di seguito le previsioni per le sei direttrici già citate:

  • per le Comunità Energetiche Rinnovabili, al 2030 è prevista potenza installata di oltre 7 GW;
  • l’agrivoltaico ha potenziali 23 GW al 2030;
  • per l’eolico offshore l’obiettivo di capacità installata al 2030 è 2,1 GW;
  • attraverso le operazioni di revamping e repowering si potrebbero ottenere circa 15 GW;
  • con lo sviluppo dei pompaggi idroelettrici e chimici di grande taglia (+80GWh), si favorisce l’integrazione delle fonti rinnovabili e delle reti elettriche, con un incremento del 13% di domanda elettrica da gestione al 2030.

 

Energie rinnovabili in Italia: lo stato dell'arte

Ma qual è lo stato attuale delle rinnovabili in Italia? Lo studio Ambrosetti rileva quanto segue: "Nel 2022 l’Italia ha installato 3,1 GW (rispetto a 1,1 GW nel periodo 2015-2021), di cui un terzo è legato al fotovoltaico di piccola taglia, che ha beneficiato del Superbonus. Nei primi 5 mesi del 2023, invece, sono stati installati 2,1 GW di rinnovabili. Questo ritmo di installazione è però ancora inferiore a quello dei peers europei (sia per il fotovoltaico sia per l’eolico) ed è insufficiente a raggiungere i target previsti. Per essere compliant con gli obiettivi al 2030, l’Italia, infatti, dovrebbe installare 10 GW l’anno, aumentando di circa 3 volte quanto installato nel 2022."

Dunque le energie rinnovabile crescono in maniera sostenuta ma occorrerebbe un'ulteriore accelerazione.
Per illustrare meglio la situazione del Belpaese, si portano le evidenze relative a due indici.

Il Renewable Thinking Indicator ci dice che, al 2022, l’Italia ha valorizzato solo il 30% dell’opportunità di sviluppo attivabile dalle fonti di energie rinnovabile (FER) nel breve medio termine (considerando circa 10 anni). Al 2022, l’Italia ha una capacità installata da FER di 56,2 GW.

Studio Ambrosetti - energie rinnovabili

 

Il Renewable Thinking Speedometer (velocità relativa delle regioni rispetto all’opportunità di sviluppo) indica che circa il 60% della nuova potenza rinnovabile è localizzata nelle regioni che si stanno muovendo più lentamente della media italiana. Le potenzialità di sviluppo da FER attivabile nel breve-medio termine è circa di 130 GW, di cui il 50% concentrato nel Mezzogiorno.

 C'è poi la questione relativa alle lentezze burocratiche, con 33 GW che sono bloccati nelle ultime due fasi del processo di richiesta di connessione alla rete che potrebbero essere rapidamente abilitati in 2 o 3 anni. Ma si rende necessario un intervento su più fronti:

  • accelerazione dei tempi autorizzativi e delle procedure;
  • incremento della partecipazione alle aste FER;
  • razionalizzazione della definizione dei sistemi incentivanti;
  • implementazione dei principali bandi legati alle FER;
  • rideterminazione della durata delle concessioni idroelettriche.

Un Paese, l'Italia, con un enorme potenziale sulle fonti rinnovabili, che andrebbe opportunamente sviluppato, partendo dalle best practice già attuate e dalle direttive identificate. Soltanto in questo modo il Belpaese può ambire ad un ruolo centrale rispetto agli altri Paesi europei.

 

Energie rinnovabili: quali incentivi prevede il Decreto Bollette?

Visti gli obiettivi per il 2030 e, lo stato dell'arte sulle rinnovabili e il potenziale di produzione italiano, analizziamo quali politiche sono stata attivate nel nostro Paese per la promozione delle FER.
Il disegno di legge di conversione del Decreto Bollette, il 34/2023, introduce una serie di misure a sostegno di rinnovabili e ricerca e innovazione per la sostenibilità. Vediamole una per una:

  • Credito alle rinnovabili nel primario. Per micro, piccole e medie imprese agricole e della pesca, prevista la possibilità di accedere ad una garanzia diretta gratuita, rilasciata dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), a copertura dei finanziamenti concessi dalle banche, con prestito finalizzato alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
  • Semplificazioni all'installazione di impianti fotovoltaici. Per installare nuovi impianti fotovoltaici in strutture termali o turistiche con moduli collocati su coperture piane o falde, oltre che a terra, non servirà alcuna autorizzazione paesaggistica o alcuna valutazione ambientale, sarà sufficiente la dichiarazione asseverata dal progettista e presentata al comune. Un'autorizzazione che scadrà il 18 maggio 2024 e riguarderà solo gli impianti di potenza non superiore a mille chilowatt di picco (kWp), finalizzati a utilizzare l'energia autoprodotta per i fabbisogni delle medesime strutture.
  • Tax credit start-up innovative. Per le nuove imprese costituite dal 1° gennaio 2020 e attive nei settori dell'ambiente, dell'energia da fonti rinnovabili e della sanità, si prevede per il 2023 un credito d'imposta fino a un massimo di spesa complessivo di 2 milioni di euro e di 200mila euro a impresa, per le spese in attività di ricerca e sviluppo volte alla creazione di soluzioni innovative volte a realizzare strumenti e servizi tecnologici avanzati, utili a garantire la sostenibilità ambientale e la riduzione dei consumi energetici. Un credito che potrà coprire fino al 20% delle spese ammissibili.

 

Energie rinnovabili e coperture assicurative

Veniamo infine alla situazione delle rinnovabili sul fronte delle coperture assicurative, in particolare dal lato dell'offerta, dopo una fase di calo di interesse da parte delle compagnie seguite a quella di grande entusiasmo legato agli incentivi.
Il settore nel tempo ha però trovato una sua stabilità, degli obiettivi chiari (come abbiamo visto), una tecnologia matura e una prospettiva che mette al centro del dibattito le energie rinnovabili come strumento di contrasto al cambiamento climatico.
Inoltre il settore, dopo anni di euforia che hanno popolato il mercato di player piccoli e grandi, è giunto ad un riequilibrio passando attraverso il "trauma" dei fallimenti degli operatori non in grado di sostenere fasi di profonda incertezza. Restano così operative le realtà più solide che dunque tornano a dare una visione più salda a chi offre coperture assicurative.
Fondamentale poi, l'approccio normativo europeo al tema degli incendi, tallone d'Achille per il settore assicurativo in materia di fotovoltaico, dal momento che la diffusione di generatori sui tetti di abitazioni e fabbricati artigianali e industriali ha causato un incremento dei sinistri. In questo caso il Regolamento UE 305/2011 ha introdotto sette requisiti base a tutela degli immobili: resistenza meccanica e stabilità; igiene, salute e ambiente; sicurezza e accessibilità nell’uso; protezione contro il rumore; risparmio energetico e ritenzione del calore; uso sostenibile delle risorse naturali; sicurezza in caso d’incendio, con le opere da costruzione che devono essere concepite e realizzate in modo tale che la generazione e la propagazione del fuoco e del fumo al loro interno siano limitate.
Inoltre la Cei 82-25 del 2022, Guida alla progettazione, realizzazione e gestione di sistemi di generazione fotovoltaica,  ha migliorato i criteri per progettazione, installazione e verifica dei sistemi destinati a operare in parallelo alla rete di distribuzione di media e di bassa tensione.

Tutto ciò premesso, le coperture assicurative per il settore fotovoltaico possono collocarsi in un contesto più solido, con chiare opportunità di sviluppo e procedure regolamentare a livello comunitario.

Dal lato della domanda il lavoro da fare è anche culturale, in un Paese come l'Italia cronicamente sottoassicurato su ogni ambito, se si esclude il ramo auto che impone per legge l'obbligo di sottoscrivere una polizza per la responsabilità civile.

Il ruolo del broker assicurativo in tale contesto diventa centrale. Il settore delle energie rinnovabili, infatti, necessita di una profonda conoscenza dei rischi specifici,  poiché le coperture standard industriali non sono sufficienti a garantire un’adeguata tutela degli impianti e delle attività (abbiamo visto che anche la normativa europea nel tempo si adegua a questa diversità).

Assiteca dispone di un team dedicato in grado di analizzare tutti i rischi degli impianti che producono energia alternativa per proporre la soluzione assicurativa più adatta, dalla realizzazione alla gestione dell’impianto.
La Divisione Energie Rinnovabili è in grado di offrire coperture assicurative esclusive e competitive, grazie alla conoscenza approfondita dei processi produttivi relativi alle energie rinnovabili e alla profonda esperienza maturata nel settore assicurativo.
Le competenze della Divisione sono a disposizione di:

  • fornitori di impianti;
  • progettisti e installatori;
  • committenti e proprietari;
  • finanziatori che contribuiscono allo sviluppo del settore dell’energia rinnovabile.

Sono tutelate le attività di produzione di energia con impianti fotovoltaici, impianti a biomasse, campi eolici, centrali idroelettriche, evitando che eventi accidentali possano mettere a rischio l’investimento e consentendo una fruizione sicura dell’impianto.

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Cosa detrarre nella dichiarazione dei redditi 2023 /Assiteca/www.assiteca.it/2023/07/detrazione-redditi-spese-assicurative/ Wed, 26 Jul 2023 15:55:08 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34735 Per ottenere il massimo risparmio sulle imposte occorre sapere quali sono i costi detraibili e in che misura. Fra questi rientrano le principali spese assicurative e sanitarie

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Per ottenere il massimo risparmio sulle imposte occorre sapere quali sono i costi detraibili e in che misura. Fra questi rientrano le principali spese assicurative e sanitarie

 


La dichiarazione annuale dei redditi, resa con il 730 o il modello Redditi a seconda dei casi, riguarda i contribuenti italiani che hanno entrate superiori a quelle individuate per la no tax area (con soglia fissata a 8.174 euro). La dichiarazione ha la finalità di comunicare le proprie entrate al Fisco italiano in modo da accertare se il contribuente rientra in una delle seguenti situazioni: credito, debito, neutralità. In questo modo sarà possibile ristabilire la posizione del cittadino attraverso il versamento di un saldo o la richiesta di un rimborso. Inoltre con la dichiarazione è possibile abbattere le imposte da versare attraverso la comunicazione delle spese detraibili, tra le quali ricordiamo alcune spese assicurative e sanitarie.

Dichiarazione dei redditi 2023: novità

Vediamo innanzitutto le novità introdotte nei modelli dichiarativi del 2023, dal momento che annualmente il legislatore italiano aggiunge o modifica alcune delle regole per la comunicazione dei redditi ma anche per il calcolo di reddito imponibile ed imposte.

Di seguito elenchiamo le principali novità dei modelli 2023 che, ricordiamo, riguardano la dichiarazione dei redditi percepiti nel 2022:

  • cambiano gli scaglioni e aliquote IRPEF, nel dettaglio si applica il 23% fino a 15.000 euro, il 25% oltre 15.000 e fino a 28.000, il 35% oltre 28.000 e fino a 50.000 euro e infine il 43% sulla parte di reddito che supera i 50.000 euro;
  • sono state rimodulate le detrazioni per redditi da lavoro dipendente, con l'innalzamento a 15.000 euro del limite reddituale per poter fruire della misura massima della detrazione per redditi da lavoro dipendente pari a 1.880 euro; la detrazione per i redditi compresi tra 25.001 euro e 35.000 euro è aumentata di 65 euro;
  • cambiano anche le detrazioni per redditi di pensione, con l'innalzamento a 8.500 euro del limite reddituale per poter accedere alla misura massima della detrazione per redditi di pensione, che è pari a 1.955 euro; la detrazione per i redditi compresi tra 25.001 euro e 29.000 euro è aumentata di 50 euro;
  • per le erogazioni liberali agli enti del Terzo Settore è riconosciuto il credito d’imposta social bonus pari al 65% dell’importo delle erogazioni stesse, da utilizzare in tre quote annuali di pari importo; il credito d’imposta non può comunque essere superiore al 15% del reddito complessivo dichiarato;
  • introdotta la detrazione del 75% delle spese sostenute dal 1° gennaio 2022 per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche;
  • si riduce la detrazione al 60% delle spese sostenute nel 2022 per il bonus facciate.

Restano confermate le detrazioni per alcune tipologie di spese assicurative, che analizzeremo in dettaglio.

 

Detrazioni 2023 assicurazioni vita e infortuni

Per le assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni il nostro ordinamento prevede la possibilità di detrarre il 19% dell'importo speso nel corso dell'anno. In particolare il beneficio fiscale riguarda le polizze stipulate o rinnovate:

  • fino al 31 dicembre 2000, per contratti con durata non inferiore a 5 anni e per i quali non sia consentita la concessione di prestiti nel periodo di durata minima;
  • a partire dal 1° gennaio 2001, se il contratto copre il rischio di morte e assicurazioni per invalidità permanente non inferiore al 5%, derivanti da qualsiasi causa.

Nel caso delle polizze miste, quelle cioè che prevedono una liquidazione sia in caso di morte che di vita entro una certa data, la detrazione non viene applicata al 100% del premio versato, ma soltanto alla quota riferita per il rischio morte.

Per le assicurazioni di invalidità, la detrazione riguarda esclusivamente la quota di premio sull’invalidità permanente non inferiore al 5%, in caso l’assicurazione copra anche invalidità inferiori.

Esiste poi un limite massimo per questa detrazione, fissata a 530 euro e che abbraccia tutti i possibili contratti in capo al contribuente.

Tutto quanto illustrato riguarda anche le assicurazioni per gli infortuni al conducente auto, che rientrano tra le polizze accessorie della RCA. Quest'ultima infatti non copre anche i danni al conducente responsabile del sinistro.

La soglia di 530 euro è più elevata in casi particolari. Nel dettaglio:

  • assicurazioni a tutela delle persone con disabilità grave certificata, 750 euro;
  • assicurazioni per il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, 1.291,14 euro.

Le polizze per cui spettano le detrazioni illustrate possono riguardare:

  • il dichiarante;
  • un familiare a carico del dichiarante.

Tutto quanto detto però cade nel caso di pagamento dei premi in contanti. La detrazione, infatti, spetta esclusivamente se i versamenti alle compagnie avvengano attraverso mezzi di pagamento tracciabili, quali bonifici o pagamenti con carta di credito. Si tratta di una regola generale che vale per tutte le detrazioni.

 

Detrazione assicurazione eventi calamitosi

Oltre alle assicurazioni sulla vita dei contribuenti e dei propri cari, vi è un'altra tipologia di polizza che consente di recuperare parte di quanto versato in dichiarazione: parliamo delle polizze casa per eventi calamitosi.

Lo Stato italiano, data la natura del nostro territorio dal punto di vista idro-geologico, riconosce un beneficio fiscale a coloro che intendono assicurare contro gli eventi calamitosi abitazione e relative pertinenze. Le pertinenze seguono l'abitazione, mentre se la polizza riguarda soltanto le prime, il vantaggio fiscale decade.

Se la polizza è articolata e si compone di diverse coperture, la detrazione spetta per la sola quota attribuibile agli eventi calamitosi.

A differenza delle polizze vita la detrazione del 19% non ha un limite massimo di spesa detraibile.

 

Altre detrazioni in dichiarazione dei redditi

Chiudiamo con una carrellata sulle principali detrazioni  riconosciute ai contribuenti oltre a quelle previste per le assicurazioni. Nel dettaglio:

  • spese mediche, con detraibilità al 19% dell'importo speso al netto della franchigia, un importo minimo al di sotto del quale non è riconosciuta la detrazione, pari a 129,11 euro;
  • spese mediche e sanitarie per persone con disabilità;
  • spese veterinarie;
  • interessi passivi del mutuo;
  • spese per l’affitto, beneficio riservato ai giovani;
  • spese scolastiche;
  • spese per la frequenza di università pubbliche o private;
  • spese per l’abbonamento ai mezzi pubblici;
  • spese per l’assistenza personale di anziani o persone affette da disabilità;
  • spese per le attività sportive dei figli;
  • asilo nido;
  • spese funebri;
  • intermediazione immobiliare;
  • erogazioni liberali alle società ed associazioni sportive dilettantistiche;
  • contributi associativi alle società di mutuo soccorso;
  • contributi versati per il riscatto degli anni di laurea dei familiari a carico;
  • premi per assicurazioni per il rischio di eventi calamitosi;
  • spese per ristrutturazione;
  • acquisto di mobili ed elettrodomestici;
  • spese per lavori di risparmio energetico.

Chiudiamo ricordando che dal 2020 la detrazione per alcune delle spese varia in base all’importo del reddito complessivo:

  • spetta per intero ai titolari di reddito complessivo fino a 120.000 euro;
  • in caso di superamento del già menzionato limite, il credito decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un reddito complessivo pari a 240.000 euro.

 

Dichiarazione dei redditi 2023: termini di presentazione

Per le persone fisiche, che hanno diritto alle detrazioni fin qui illustrate, esistono due diversi modelli dichiarativi: 730 e Redditi.

Il modello 730 è riservato a lavoratori dipendenti e pensionati, poiché occorre avere un sostituto d'imposta di riferimento (datore di lavoro o INPS) che opera direttamente sul cedolino il conguaglio delle imposte, a debito o a credito che siano.

Nel dettaglio il modello 730 può essere utilizzato da coloro che abbiamo percepito nel 2022:

  • redditi di lavoro dipendente e assimilati a quelli di lavoro dipendente;
  • redditi dei terreni e dei fabbricati;
  • redditi di capitale;
  • redditi di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita IVA;
  • redditi diversi (es. redditi di terreni e/o fabbricati situati all’estero);
  • redditi assoggettabili a tassazione separata.

Di seguito il calendario delle scadenze 2023 per il 730:

  • dall'11 maggio 2023 è possibile accedere alla dichiarazione precompilata presente sulla piattaforma dell'Agenzia delle Entrate;
  • presentazione entro il 2 ottobre 2023, solitamente il termine è il 30 settembre, ma quest'anno cade di sabato.

Il modello Redditi PF (persone fisiche) riguarda invece:

  • le partite IVA;
  • i soggetti che hanno diritto alla compilazione del 730, ma che per qualsiasi motivo scelgono di applicare questa alternativa;
  • coloro che non hanno presentato il 730 entro la scadenza fissata.

La presentazione del modello Redditi, infatti, concede un lasso di tempo maggiore per la presentazione al Fisco, con scadenza al 30 novembre 2023.

 

 

Dichiarazioni dei redditi 2023 e spese detraibili

Le spese detraibili in dichiarazione dei redditi, sono quelle che vanno ad abbattere l'imposta lorda dal versare all'Erario.

Ricordiamo che le spese detraibili sono diverse da quelle deducibili, le quali invece vanno ad abbattere il reddito imponibile, reddito sul quale in seconda battuta si determinano le imposte da versare.

Per fare chiarezza, vediamo l'iter che porta al calcolo delle imposte da versare:

  • determinazione del reddito imponibile totale;
  • sottrazione delle spese deducibili dal reddito imponibile;
  • calcolo delle imposte lorde sul reddito totale depurato dalle deduzioni;
  • sottrazione delle spese detraibili dalle imposte da versare, determinando così la posizione del contribuente che potrebbe essere, come detto, a credito, a debito oppure pari a zero una volta considerate tutte le ritenute d'imposta versate in corso d'anno.

 

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Osservatorio Welfare Assolombarda: cresce l’impegno per il benessere dei lavoratori /Assiteca/www.assiteca.it/2023/07/welfare-aziendale-trend-crescita/ Mon, 17 Jul 2023 20:19:01 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34705 Nel 2022 il welfare aziendale ha giocato un ruolo fondamentale per contrastare le spinte inflazionistiche, anche grazie alle decisioni governative
di innalzare la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit

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Nel 2022 il welfare aziendale ha giocato un ruolo fondamentale per contrastare le spinte inflazionistiche, anche grazie alle decisioni governative di innalzare la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit

 

Il decimo Osservatorio Welfare di Assolombarda rileva una crescita continua del welfare aziendale, con le imprese sempre più impegnate ad introdurre misure utili ad accrescere il benessere dei dipendenti. Nel 2022 il welfare ha giocato un ruolo fondamentale per contrastare le spinte inflazionistiche, anche grazie alle decisioni governative di innalzare la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit, portandola prima a 600 e poi a 3.000 euro (con il Decreto Lavoro convertito in legge lo scorso 3 Luglio, ma, a differenza degli anni scorsi, è bene ricordare che la misura è riservata esclusivamente ai dipendenti con figli a carico).

Welfare aziendale in costante crescita

Assolombarda ha pubblicato il suo Osservatorio Welfare relativo all'anno 2022. Il decimo rapporto, curato dal Centro Studi, mostra un trend di crescita. Gli accordi depositati che presentano al proprio interno previsione di welfare aziendale, nel 2022 sale al 60,7% (quasi un terzo del totale) contro il 59,7% del 2021.
In Lombardia si concentrano quasi 3.537 di questi accordi, segue l’Emilia-Romagna, con 1.523, e tra le altre regioni, soltanto Veneto e Piemonte superano le 1.000 unità.
Assolombarda peraltro ritiene si tratti di: "una misura solo approssimativa della diffusione di un fenomeno in costante crescita [...], dato che non rileva, ad esempio, le eventuali iniziative adottate da imprese che non hanno stipulato e depositato accordi di produttività ai fini della detassazione."


Welfare e premi di produzione

L'Osservatorio rileva che la materia più regolata dalla contrattazione di secondo livello risulta essere quella dei premi di risultato collettivi (80%), ma il welfare aziendale, nelle varie forme (conversione dei premi di produzione, welfare in top ecc.), si colloca nelle prime posizioni della graduatoria con un tasso di diffusione del 58,3%. Il welfare sorpassa gli orari di lavoro che si attestano al 47,6%.
Poco più del 40% degli accordi (43,9%) si occupa di conciliazione vita lavoro e un altro 35,7% di smart working, ovvero temi legati al benessere lavorativo; un terzo regolamenta la formazione e circa uno su quattro i protocolli di sicurezza.
Materie importanti come coinvolgimento paritetico (6,0%), causali contrattuali (3,6%), invecchiamento attivo (1,2%) e la partecipazione agli utili (1,2%) per il momento sono ancora raramente presenti.

osservatorio welfare assolombarda 2023 - materie regolamentate

 

Tra le imprese che hanno partecipato all’indagine la scelta più frequente di finanziamento è quella mista: il 52% prevede infatti sia la conversione di premi in welfare, sia erogazioni “on top”. Ricordiamo infatti che il welfare può essere finanziato dalle aziende in due diverse modalità, anche combinate fra loro:

  • direttamente dall’azienda, attraverso l’erogazione di importi aggiuntivi (detti "on top") rispetto alla retribuzione fissa e variabile;
  • attraverso la conversione volontaria parziale o integrale delle erogazioni detassabili del premio di risultato.

 

L'Osservatorio, per il 2022, ha previsto un focus online riservato ai direttori del personale, che ha indagato alcuni aspetti della conversione del premio di risultato. La possibilità di conversione del premio di risultato è offerta dal 50% delle aziende che hanno introdotto il welfare aziendale.
Nelle aziende dove la conversione del premio è possibile, emerge che mediamente nel 2022 ha aderito alla scelta un dipendente su quattro (23,5%, in calo rispetto al 33,9% rilevato nel 2021). In media chi decide di farlo converte poco meno del 30% del valore complessivo del premio, con picchi che superano il 50% per quadri e impiegati (rispettivamente 53,8 e 51,1%).

La conversione al 23,5% applicata ai 1.518 euro stimati dall’analisi dei contratti depositati presso il Ministero del Lavoro, comporta un valore dei premi convertiti pari a circa 450 euro.
Infine, stando ai dati raccolti presso i provider, l’importo speso nel 2022 in servizi welfare ammonta a 588 euro, pari al 79,1% di quanto a disposizione: ciò significa che ogni lavoratore ha mediamente potuto disporre di meno di 750 euro, una cifra più in linea con i 780 derivanti dal calcolo nel 2020 che con i 1.080 stimati nel 2021.


Welfare aziendale e fringe benefit

L'innalzamento nel 2022 della soglia di non imponibilità dei fringe benefit con il passaggio da 258,23 euro a 600 euro prima e a 3.000 euro poi, ha portato ad una richiesta di questi benefici che è quasi raddoppiata rispetto all'anno precedente. Dunque i lavoratori hanno fruito ampiamente di buoni acquisto, rimborsi in denaro per le utenze o beni in natura, passando dal 23% del 2021 al 41% del 2022.

L'Osservatorio rileva che tuttavia soltanto quasi il 60% di chi già in precedenza aveva introdotto il welfare aziendale, ha effettivamente usufruito dell'innalzamento. Fra le imprese che hanno scelto di non usufruire dell’agevolazione (41%), le motivazioni alla base di tale decisione hanno maggiormente riguardato la mancanza di tempi necessari a modificare gli strumenti già in atto (24,4%), seguita dalla già avvenuta spesa del budget dedicato al welfare al momento del provvedimento (17,9%) e dall’impossibilità di organizzare in corso d’anno variazioni non programmate per tempo dal legislatore (9,0%).

Gli strumenti offerti ai lavoratori hanno riguardato principalmente i buoni spesa (concessi dal 58,7% delle imprese) e i buoni benzina (52,2%). Le altre iniziative, come gli importi aggiuntivi per affrontare il caro bollette (28,3%), la sottoscrizione di polizze di assistenza sanitaria integrativa (10,9%) e i versamenti alla previdenza complementare (6,5%) hanno avuto una minore diffusione.

 

osservatorio welfare assolombarda 2023 - fringe benefits

 

Su questo fronte i provider di piattaforme di welfare aziendale confermano l'efficacia della spinta data dall'innalzamento della soglia fiscale, ma lamentano l'episodicità della misura, che non è più valida nel 2023 se non per i lavoratori con figli. I provider ritengono che questa distinzione possa causare degli squilibri fra lavoratori e affermano che anche le imprese interpellate si mostrano scettiche circa questa misura, nel timore di creare un doppio binario per i propri addetti.

La richiesta degli operatori del settore è quella di rendere l'innalzamento della soglia strutturale e per tutti come nel 2022, considerando anche che il limite dei 258,23 euro è fermo da 25 anni ed infatti rappresenta l'importo delle vecchie 500mila lire, con un potere di acquisto che si è decisamente ridotto nel tempo. La mera rivalutazione monetaria (+65%) giustificherebbe di portarla a 420 euro, ma l’importo medio che viene indicato dai responsabili delle risorse umane delle imprese associate ad Assolombarda come funzionale alle politiche retributive è ben superiore: pari a 1.162 euro.

 

Welfare aziendale e inflazione

Assolombarda dichiara: "Il welfare aziendale ha avuto un ruolo importante per cercare di attenuare gli effetti dell’inflazione sui salari reali, essendo risultato lo strumento più utilizzato dalle imprese che sono intervenute."

Stando alle risposte dei direttori del personale, infatti, il welfare aziendale si è dimostrato essere il più importante degli strumenti attraverso i quali le imprese hanno tentato di mitigare la perdita di potere d’acquisto dei propri dipendenti.

Le aziende che sono in qualche modo intervenute con misure antinflazione sono il 57,6% del totale. Non sono state registrate sostanziali differenze tra dimensioni, mentre ve ne sono di significative per macrosettori, con le imprese dei servizi più orientate a intervenire. Chi non l’ha fatto (42,4%) non è stato in grado per vincoli finanziari o competitivi, mentre in alcuni casi si è scelto di demandare il compito al CCNL.
Circa gli strumenti maggiormente utilizzati, svetta il welfare aziendale (68,3%), anche grazie ai già citati innalzamenti decisi dai governi. Innalzamenti a cui sommare la misura sul bonus carburante a 200 euro, che potrebbe aver contribuito al 54% relativo alle erogazioni una tantum. Infine solo un’azienda su 4 è invece intervenuta con aumenti retributivi legati al merito.

 

Offerta e domanda di welfare aziendale

L’Osservatorio raccoglie tra i provider informazioni sulle varie misure di welfare che sono state raggruppate in nove aree:

  • previdenza;
  • assistenza sanitaria;
  • area assistenziale;
  • mutui e finanziamenti;
  • scuola e istruzione;
  • area culturale/ricreativa;
  • programmi e servizi assicurativi;
  • mobilità;
  • fringe benefit.

Le misure maggiormente offerte nel 2022 sono le stesse dell'anno precedente: fringe benefit, benefici riconducibili all’area culturale/ricreativa e settore istruzione. Al contempo perdono terreno l’area previdenziale, l’area assistenziale, l’assistenza sanitaria e i servizi assicurativi. In controtendenza la mobilità, che dal 32% dei pacchetti risale al 73%, riprendendo un percorso di costante crescita che l’emergenza sanitaria aveva interrotto.

Lato domanda l'Osservatorio registra la consistente crescita dei fringe benefit, la cui quota è salita nel 2022 quasi raddoppiando il dato dell'anno precedente (41% contro il 23% del 2021). In lieve salita anche l’offerta di servizi riconducibili all’area culturale/ricreativa. Perdono invece terreno le aree sanitaria, assistenziale e previdenziale, ma anche quella della scuola/istruzione.

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I nuovi bisogni di protezione /Assiteca/www.assiteca.it/2023/07/bisogni-protezione-gestione-rischio/ Tue, 11 Jul 2023 07:29:15 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34674 9 italiani su 10 si sentono vulnerabili ai rischi, eppure il 45% di chi ammette di sentirsi esposto non ha sottoscritto alcuna copertura

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9 italiani su 10 si sentono vulnerabili ai rischi, eppure il 45% di chi ammette di sentirsi esposto non ha sottoscritto alcun tipo di copertura (esclusa ovviamente l’RC auto, obbligatoria per legge).

 

 

"I nuovi bisogni di protezione degli italiani" è lo studio che ANIA e Ipsos hanno condotto per indagare la percezione dei rischi, le nuove necessità di tutela e la propensione ad assicurarsi. Ne emerge un quadro di diffusa e crescente consapevolezza in merito agli eventi avversi che possono verificarsi nel corso della vita e l'interesse a farsi carico della situazione facendo una diagnosi proattiva attraverso il check-up assicurativo. Particolarmente interessante la presa di coscienza dei più giovani. Ma tra percezione di esposizione ai rischi e propensione ad assicurarsi, permane un sensibile gap, che tuttavia potrebbe ridursi.

L'indagine "I nuovi bisogni di protezione degli italiani"

L'indagine condotta da ANIA e Ipsos si è articolata su più fronti: un'analisi motivazionale dedicata alla raccolta di insight emergenti da una community on line, seguita da una rilevazione quantitativa attraverso la somministrazione di 2.100 questionari ad un gruppo rappresentativo della popolazione italiana nella fascia di età compresa tra 18 e 64 anni. Inoltre sono stati organizzati due focus group, focalizzati sulla percezione del contesto attuale, il vissuto dei cambiamenti in atto, le maggiori preoccupazioni per il futuro.

Oggetto dello studio i diversi ambiti della relazione che gli italiani hanno con il mondo dei rischi e le possibili soluzioni/bisogni di protezione, nel dettaglio:

  • percezione dei rischi nel proprio vissuto quotidiano;
  • opinione nei confronti del settore assicurativo e comparazione con la reputazione di altri settori economici;
  • relazione degli italiani con le imprese e gli operatori;
  • interesse verso nuove soluzioni di servizio/prodotto.

Ne emerge una percezione diffusa di esposizione ai rischi, accompagnata dall'interesse ad affrontare proattivamente la situazione, soprattutto nei giovani.
In una fase storica come quella attuale, caratterizzata da profondi cambiamenti, accresce la sensibilità degli italiani al rischio. Il contesto degli ultimi anni ha consolidato le incertezze quali normali eventualità della vita. Pandemia, crisi economiche, instabilità geopolitiche, hanno di fatto modificato le percezioni rendendo l'instabilità una nuova normalità per tutti, in particolare per i più giovani, che in proporzione all'età hanno sperimentato più di tutti l'insicurezza dell'ultimo triennio.
Ecco che tutto ciò che ruota attorno alle tematiche finanziarie diventa importante e si avverte l'urgenza di prendersene cura.
Dalla ricerca emerge che: "9 italiani su 10 si sentono vulnerabili ed esposti ai rischi. Salute, famiglia, reddito e pensione sono le aree che destano le maggiori preoccupazioni: il 66% è preoccupato per l’autosufficienza e le cure, il 50% per famiglia/figli, il 48% per il reddito/lavoro e, per il futuro il 37% pensa alla pensione."
Preoccupazioni che riguardano in prima battuta si concentrano sulle esigenze del presente, per poi passare in secondo luogo a quelle future, come le questioni previdenziali.

 

Le preoccupazioni degli italiani cambiano con l'età

Lo studio ha rilevato interessanti esiti attraverso la segmentazione generazionale della sensibilità nei confronti dei diversi rischi. In particolare l'indagine ha suddiviso gli intervistati in:

  • Generazione Z (18-26 anni);
  • Millennial (27-40 anni);
  • Gen X (41-56 anni);
  • Baby boomer (57-64 anni).

Ciascuna generazione si mostra preoccupata per i rischi che sta affrontando nel proprio presente:

  • non autosufficienza per i Baby boomer;
  • famiglia, figli e pensione per la Generazione X;
  • reddito da lavoro per i Millennial;
  • cambiamenti climatici per la Generazione Z.

In realtà la preoccupazione per danni da eventi atmosferici/naturali è intergenerazionale. Il campione dichiara, infatti, che rispetto a tre anni fa la sua sensibilità verso questo tema è cresciuta e il 33% afferma di essere molto preoccupato per i rischi ambientali. Tuttavia la percentuale sale al 40% per la Generazione Z.

 

I nuovi bisogni di protezione degli italiani - indagine Ania - Ipsos
Fonte: "I nuovi bisogni di protezione degli italiani" - indagine Ania Ipsos

 

Il gap di protezione in un Paese sottoassicurato

Fin qui i dati su percezione e consapevolezza della esposizione ai rischi, ma qual è il livello di protezione dagli stessi?
Innanzitutto non tutti coloro che dimostrano di avere contezza delle necessità di protezione, affermano poi di volersi assicurare. Le ragioni sono molteplici ma mostrano una generale difficoltà nel far fronte a tutte le necessità della vita, dovendo gestire risorse scarse per rispondere alle diverse priorità presenti e future.
Dunque il 45% di coloro che dichiara di sentirsi esposti, non presenta alcun tipo di copertura, ad eccezione della RC auto che ricordiamo è l'unica polizza assicurativa obbligatoria per un'amplia platea, cioè chiunque circoli con un veicolo.
Il divario di protezione è ampio praticamente per tutte le categorie indagate:

  • per la perdita dell’autosufficienza, nonostante il 70% del campione lo dichiari come un rischio particolarmente percepito, il 93% di chi si sente esposto dichiara di non aver adottato nessuna strategia di tutela assicurativa;
  • per mantenere nel tempo il livello del tenore di vita, il 92% degli intervistati dichiara di non avere acceso nessuna polizza integrativa;
  • sui rischi informatici il gap di protezione raggiunge il 93%.

 

I nuovi bisogni di protezione degli italiani - esposizione ai rischi
Fonte: "I nuovi bisogni di protezione degli italiani" di Ania Ipsos

 

Il gap di protezione ha un'origine multifattoriale. Si tratta soprattutto un problema culturale che porta a mettere le coperture assicurative al fondo delle priorità di vita, anche a causa di una scarsa educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale. Questione culturale che si combina, come detto, con una scarsità di risorse, reale o percepita che sia.
Nella ricerca sul tema si afferma: "C’è quindi un enorme spazio su cui investire per far incontrare una domanda di protezione con l’offerta di protezione più adeguata del mercato."

 

Check-up assicurativo: l'interesse dei giovani

Dato il grave gap di protezione rilevato, la ricerca ha indagato le potenzialità future della domanda e la propensione degli italiani nei confronti delle soluzioni assicurative.
E qui si evidenzia un primo, piccolo, passo in avanti: più di un italiano su due si dichiara interessato a fare un check-up assicurativo della propria situazione di esposizione ai rischi e delle proprie esigenze di protezione. E i giovani sono molto più interessati degli anziani, probabilmente perché negli anni si sono spogliati delle certezze su cui ancora si basa chi è più avanti con l'età.

Un dato importante, questo, che conferma:

  • la consapevolezza degli italiani di essere esposti ai rischi messa in rilievo dall’indagine;
  • la potenziale voglia di volere affrontare tale situazione.

Si tratta di un passaggio molto importante dal momento che ci si attiva concretamente soltanto se si affrontano a viso aperto rischi, necessità e bisogni di protezione. Un passaggio non sempre facile perché mette tutti davanti ad eventualità cui naturalmente le persone sfuggono, quali morte, vecchiaia, non autosufficienza ecc. Non proprio temi piacevoli da affrontare.
Gli italiani si mostrano molto disponibili ad affidarsi a figure esperte per presidiare questo importante ambito, il che mette in evidenza anche la consapevolezza di avere bisogno di informazioni utili e di una guida  esperta e la predisposizione ascoltare con attenzione i messaggi che possono arrivare dal settore assicurativo in termini di educazione/divulgazione.

Cosa guida la scelta delle polizze?

Chiudiamo con i dati sulle motivazioni che stanno alla base per scegliere di assicurarsi.
Una delle principali richieste, che risulta essere intergenerazionale, è quella di chiarezza e semplicità dei prodotti e filiera sinistri efficiente e rapida.

Vediamo poi le priorità suddivise per generazione:

  • per i Gen Z è basilare il contatto diretto con persone esperte, con consulenti che siano affidabili, unitamente ad un accesso facilitato alle informazioni e alle clausole contrattuali;
  • per i Millennial, l'attenzione si concentra sulla possibilità di fare comparazioni tra i prodotti e le offerte in modo chiaro, oltre a tempi rapidi e procedure di rimborso chiare;
  • per i Gen X sono cruciali i servizi di assistenza in caso di sinistro e tempi e procedure di rimborso chiari;
  • per i Baby boomer risulta particolarmente importante avere una assistenza in caso di sinistro, ma anche un contatto diretto con persone esperte, con consulenti che siano affidabili.

In generale, dal lato dell'offerta assicurativa, emerge l'esigenza di poter accedere a polizze complete, le cosiddette multi-rischio, che consentano una gestione dinamica con la possibilità di scegliere le coperture a pacchetto, sulla base di esigenze famigliari, modificabili nel tempo, attivabili o disattivabili al bisogno.

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Crediti Commerciali: crescita del 21% delle insolvenze /Assiteca/www.assiteca.it/2023/06/rischio-credito-insolvenze/ Thu, 29 Jun 2023 07:52:29 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34624 Aumento delle insolvenze più significativo in Italia (+24%), complice l’attuale contesto economico e la fine delle misure di sostegno

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L’aumento delle insolvenze è ancora più significativo in Italia (+24%), complice l’attuale contesto economico e il termine delle misure di sostegno statale che avevano contenuto i casi durante la ripresa post-lockdown. Come tutelarsi dal rischio credito

 

 

Pubblicato il Report Globale sulle Insolvenze aziendali di Allianz Trade, che rivede le proprie previsioni per il biennio 2023-2024. Se nel 2022 è stato registrato un lieve rimbalzo (+2%), il 2023 vedrà un significativo incremento delle insolvenze a livello mondiale, pari al +21%, per poi giungere ad un +4% nel 2024. Tuttavia si rilevano significative differenze a livello locale, dimensionale e settoriale, con imprese che presentano maggiori fragilità rispetto alle altre, in un contesto economico decisamente complesso.

Insolvenze in crescita nel 2023 a livello globale

Secondo il Report Globale sulle Insolvenze, l'accelerazione delle insolvenze aziendali potrebbe portare il Global Insolvency Index di Allianz Trade a crescere nei prossimi due anni.
Nonostante ciò, l'indice potrebbe restare comunque sotto i livelli di insolvenza toccati nel 2019, cioè prima della pandemia e dunque del biennio che ha in qualche modo cristallizzato le insolvenze grazie ai provvedimenti governativi sui crediti.
Allianz Trade stima infatti che le insolvenze delle imprese a livello globale potrebbero restare inferiori ai livelli pre-pandemia del 5% nel 2023 e del 1% nel 2024.

Un trend mondiale che però va analizzato a livello locale per comprenderne appieno le dinamiche: in oltre 40 dei Paesi oggetto di analisi (circa il 50% del totale), co molta probabilità nel 2023 verranno superati i livelli pre-pandemia. Il che significa che nel 2024 la maggior parte dei Paesi supererà i livelli del 2019.
Il contesto economico particolarmente complesso, che ha avuto il via nel 2020 con la pandemia globale e prosegue fino al momento in cui si scrive, con inflazione, crisi geopolitiche, politiche monetarie restrittive che non accennano a frenare e le relative prospettive di recessione, rappresenta il motivo principale che sta alla base di tali previsioni.
Contesto che peraltro alimenta le incertezze e i timori per il futuro, tanto che ci si chiede: cosa accadrebbe se si verificasse un'altra grave crisi finanziaria?
Il 2023 si è aperto con una serie di crisi bancarie che hanno coinvolto USA ed Europa e dunque è lecito domandarsi quale potrebbe essere l'impatto di una contrazione del credito sulle insolvenze delle imprese.

Maxime Lemerle, Lead Analyst for Insolvency Research di Allianz Trade, risponde: "Secondo le nostre previsioni, una crisi finanziaria, come quella verificatasi nel 2008, avrebbe come conseguenza 21.600 insolvenze in più negli Stati Uniti nel periodo 2023-2024 e 99.900 nell’Europa occidentale. Anche laddove non si verificasse una grave crisi finanziaria, una contrazione del credito di portata pari a quella registrata all'inizio degli anni 2000 durante lo scoppio della bolla tecnologica, causerebbe rispettivamente 12.900 e 95.300 insolvenze aggiuntive nel 2023 e nel 2024. Inoltre, in caso di congelamento del credito, si avrebbe un blocco nella concessione di nuovi prestiti e le insolvenze aumenterebbero di ulteriori 10.700 casi negli Stati Uniti e 46.300 in Europa."


Come proteggersi dal rischio di insolvenza?

In un quadro come quello delineato da Allianz Trade, per le imprese proteggersi dal rischio di insolvenza dei propri debitori può diventare cruciale per affrontare quelle fragilità che ne minano la resilienza e dunque la capacità di restare sul mercato.
Una corretta gestione del credito commerciale e un’adeguata valutazione del rischio di credito sono infatti condizioni fondamentali per gestire positivamente il business e tutelarne l’equilibrio finanziario ed economico.

Il servizio di Credit Management della Divisione Crediti Commerciali di ASSITECA-HOWDEN ha due obiettivi principali:

  • migliorare il ciclo degli incassi al fine di ottimizzare l’investimento in crediti da parte dell’azienda;
  • minimizzare le perdite sui crediti allo scopo di ridurre gli insoluti sul singolo cliente.

L'obiettivo è supportare le aziende nell’identificazione della strategia di gestione del credito commerciale più idonea, anche in un’ottica di gestione e diversificazione del propri portafoglio finanziario. Un approccio che può avere impatti positivi non soltanto sul fronte dei crediti commerciali, dal momento che consente di:

  • concentrarsi sulle procedure di processi interni, al fine di definire regole e iter di approvazione predefiniti;
  • valutare le competenze interne, al fine di identificare aree di miglioramento e gap cognitivi o funzionali da colmare;
  • passare da strumenti descrittivi a strumenti previsionali che consentano di stimare efficacemente l’impatto sulla DSO e, quindi, sul bilancio aziendale.


L'andamento delle insolvenze 2023 a livello continentale

Lemerle offre una serie di dati "locali" sulle insolvenze attese nell'anno in corso: "In Europa, nel 2023 ci aspettiamo 59.000 insolvenze in Francia (+41% anno su anno), 28.500 nel Regno Unito (+16%), 17.800 in Germania (+22%) e 8.900 in Italia (+24%). Negli Stati Uniti, nel corso dello stesso anno, prevediamo un aumento del 49% a causa delle condizioni di credito più restrittive e del previsto forte rallentamento economico, che dovrebbe implicare un ritorno a oltre 20.000 insolvenze l'anno. In Asia, la Cina dovrebbe registrare un aumento moderato (+4%), poiché la riapertura dei mercati post pandemia non ha eliminato tutti i rischi, in particolare nel settore immobiliare."

Secondo le stime di Allianz Trade, per riportare la situazione sotto controllo, sia gli Stati Uniti che i paesi dell'Eurozona, dovrebbero perseguire una crescita del PIL rispettivamente dell'1,5 e dell'1,3%.
Oltre ai focus locali occorre tenere presenti quelli dimensionali, con le aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di euro che registrano insolvenze a livelli superiori a quelli pre-pandemici, e settoriali, con edilizia, commercio al dettaglio e servizi tra quelli più colpiti.
Le imprese più fragili stanno fronteggiando un attacco che giunge da più fronti e che mette a dura prova i precari equilibri finanziari:

  • crescita ridotta e non sufficiente;
  • prolungata pressione sulla redditività;
  • riduzione delle riserve di liquidità;
  • condizioni finanziarie più restrittive e di maggiore durata del previsto.

Tra queste aziende figurano sicuramente le imprese che:

  • hanno un minore potere contrattuale nella definizione dei prezzi, come le attività di commercio al dettaglio specializzato (abbigliamento, elettrodomestici, servizi di ristorazione);
  • sono più esposte all'aumento dei salari, come il commercio al dettaglio, i trasporti e l'edilizia;
  • sono più sensibili all'aumento del costo degli interessi (edilizia, beni durevoli).

 

Insolvenze 2023 in Italia

In Italia l’aumento sarà ancor più significativo di quello a livello globale, con un +24% nel 2023, per oltre 8.900 casi. Tuttavia fino al 2024 nel Belpaese le insolvenze aziendali resteranno comunque sotto i livelli pre-pandemia.

Luca Burrafato, Responsabile Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa per Allianz Trade, afferma: "La ripresa post-lockdown e le varie misure di sostegno statale avevano contenuto con successo il numero di insolvenze in tutti i settori da -9% (anno su anno) per agricoltura e alberghi/ristoranti, a oltre -20% nella maggior parte dei settori. L’attuale contesto economico però ha fatto ripartire l’indicatore con una crescita a doppia cifra prevista nel 2023 (+24% rispetto al 2022) toccando quota 8.900 casi, per poi raggiungere i 9.800 casi nel 2024 (+10% rispetto al 2023)."

Si conferma però il trend globale e dunque non si prevede il ritorno alla situazione pre pandemica, non prima del 2024. Anche perché la modifica del Codice della Crisi d’impresa sta conducendo ad una maggiore propensione a utilizzare procedure stragiudiziali per raggiungere accordi con i debitori, in modo da garantire una maggiore continuità alle aziende in difficoltà.

 

Outlook Insolvenze in Italia nel 2023

Con l'Outlook, Allianz Trade esamina nel dettaglio il trend delle insolvenze giuridiche in Italia per il 2023/2024. Le previsioni per questo biennio mostrano il rimbalzo in atto delle insolvenze giuridiche, che tornano a crescere dopo un 2020 in cui erano calate rispetto al 2021.

 

Outlook allianz insolvenze 2023

 

Basandosi sui dati registrati nel primo trimestre all'interno del database Allianz Trade, emerge un aumento generale delle insolvenze rispetto allo stesso periodo del 2022, in quasi tutte le regioni. Alcune tra le variazioni maggiori si osservano in Emilia Romagna, Campania e Piemonte.
Passando all'analisi settoriale, tra il primo quadrimestre 2022 e il primo quadrimestre 2023, il livello delle insolvenze giuridiche più elevato riguarda, con un +100%, Metalli, Commodity, Software e servizi IT, Trasporti e logistica. Solidi i settori Farmaceutico e Computer/Telecomunicazioni, nei quali le insolvenze crollano dell'83%.
Come già detto, sebbene le insolvenze registrino un trend crescente, non si prevede un ritorno ai livelli pre-pandemici entro il 2024, e il contributo della modifica del Codice della Crisi d’impresa, la più grande riforma del diritto fallimentare da decenni, è rilevante.
Sempre più di frequente la scelta di procedure stragiudiziali per raggiungere accordi con i debitori, quali liquidazione giudiziale, composizione negoziata, concordato semplificato, accordo di ristrutturazione dei debiti, misure premiali, in modo da garantire una maggiore continuità alle aziende in difficoltà.

 

 

 

 

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Riforma del Codice della Strada: le novità /Assiteca/www.assiteca.it/2023/06/riforma-codice-stradale/ Wed, 21 Jun 2023 07:44:33 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34613 Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato che a breve sarà presentato alle Camere il disegno di legge per la sicurezza stradale

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Con l’obiettivo di dare più regole, educazione e sicurezza sulle strade italiane, lo scorso 7 giugno il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato che a breve sarà presentato alle Camere il disegno di legge per la sicurezza stradale.

 

 

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, nel corso del question time alla Camera dei Deputati del 7 giugno 2023, ha annunciato che il disegno di legge per la sicurezza stradale sarà a breve presentato alle Camere. Tra le novità contenute nella proposta segnaliamo un pacchetto di norme dedicate alla micromobilità, quali casco obbligatorio e contrassegno identificativo per i monopattini oltre all’assicurazione. Sono previsti inoltre provvedimenti ad hoc per chi guida in stato d’ebbrezza e sotto l’effetto di droghe.
Vediamo nel dettaglio tutte le proposte del Governo.

 

Riforma del Codice della Strada: ergastolo della patente

La riforma complessiva del Codice della Strada poggerà su due pilastri:

  • un disegno di legge delega;
  • una serie di proposte normative collegate al ddl.

La priorità del disegno di legge per la sicurezza stradale, è il contrasto alla guida dopo aver assunto alcol e sostanze stupefacenti. Il dato sui morti a causa di incidenti stradali nel nostro Paese è drammatico: 3.120 persone hanno perso la vita nel solo 2022.
Ecco che tra le proposte emerge il cosiddetto "ergastolo della patente", che punterà al ritiro della licenza di guida a vita in caso di infrazioni gravi, come ad esempio l'aver causato incidenti sotto l'effetto di sostanze o in stato di ebrezza.
Sempre sul fronte della patente, si prevede una revisione del sistema a punti, molto efficace nei primi anni di adozione, ma che con il tempo ha visto affievolirsi il suo effetto deterrente. Basti considerare che il 98% dei patentati ad oggi ha 20 punti. Per questo motivo si prevede una maggiore severità anche da questo punto di vista.

 

Alcolock e safety car

I condannati per guida in stato di ebbrezza avranno l'obbligo di dotare le proprie auto di autolock, un dispositivo, già in uso in altri Paesi europei, che, attraverso un test prima dell'accensione del veicolo, impedisce l'avvio del motore se il tasso alcolemico è superiore a zero. Si tratta di una norma volta a prevenire una delle principali cause degli incidenti stradali.
Per definire le specifiche tecniche di questi dispositivi, occorrerà attendere uno specifico decreto ministeriale, in questo modo le auto di ultima generazione verranno predisposte fin dalla fabbrica ad ospitare questa strumentazione.
Misure ad hoc previste anche per chi guida sotto effetto di stupefacenti: la riforma prevede, in questo caso con la collaborazione tra Ministero dei Trasporti e Ministero della Giustizia, il ritiro della patente all'sito positivo di controlli attraverso un kit specifico che testa l'uso di sostanze alteranti attraverso saliva o urina del fermato.
Altra novità è la safety car a disposizione della polizia locale per controllare la velocità delle auto e in caso di incidenti nelle aree interessate.

 

Bici e monopattini: in arrivo obbligo di casco, assicurazione e targa

Il nuovo provvedimento introdurrà norme per la mobilità dolce. Parliamo dunque di biciclette e monopattini, che a seguito della crisi pandemica hanno visto una crescita esponenziale nella loro adozione.

Nel dettaglio potrebbero essere introdotti:

  • obbligo di indossare il casco alla guida;
  • obbligo di assicurazione per la responsabilità civile;
  • targa per una più facile identificazione del veicolo;
  • freccia per le svolte;
  • sanzioni pesanti per la sosta selvaggia e per la guida contromano;
  • un limite velocità da circostanziare tra i 20 e i 25 chilometri orari;
  • un dispositivo che blocca i monopattini in sharing se si spostano in aree extra-urbane.

La stretta sulla sosta selvaggia tuttavia riguarda tutti i veicoli, dunque anche automobili e ciclomotori, con multe più salate per chi parcheggia in doppia file, sui marciapiedi o nei posti riservati ai disabili senza averne il diritto.

 

Autovelox

Un decreto ministeriale specifico, che sarebbe già pronto in attesa dell'approvazione del provvedimento sulla sicurezza stradale riguarda poi gli autovelox.
Il decreto definirà le condizioni per l'installazione, i relativi segnali che ne indicano la dislocazione e l'utilizzo di dispositivi di controllo uniformi in tutti in Comuni con regole certe, sanzioni giuste ed efficaci e diritto alla difesa per i cittadini. L'obiettivo è quello di evitare eventuali contestazioni quando il dispositivo non è visibile o è mal segnalato. È prevista infatti una nuova segnaletica che dovrà indicare in maniera evidente non soltanto la presenza dell’autovelox, ma anche il limite di velocità da rispettare nel tratto sorvegliato.

 

Corsi di sicurezza stradale

Il governo ha intenzione di aggiungere anche dei crediti formativi legati alla frequenza di corsi di sicurezza stradale per studenti delle superiori o al primo anno di unversità. Un punteggio premiale per i punti della patente alle persone giovani che seguiranno corsi di educazione stradale extracurriculare.
Inoltre si punta ad innalzare a 12, anziché le 10 attuali, le ore minime di guida necessarie per conseguire la patente.
Ricordiamo infine che il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti ha annunciato una riforma organica dell'intero Codice della Strada. Un tema su cui, dunque, torneremo quanto prima.

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Intelligenza artificiale: rischi, opportunità e nodo privacy /Assiteca/www.assiteca.it/2023/06/intelligenza-artificiale-privacy/ Wed, 14 Jun 2023 07:37:27 +0000 /Assiteca/www.assiteca.it/?p=34595 ChatGPT, forma di intelligenza artificiale generativa, ha aperto un acceso dibattito per quanto riguarda la tutela dei dati personali.

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Da quando è stata messa a disposizione del grande pubblico ChatGPT, forma di intelligenza artificiale generativa, si è aperto un acceso dibattito su questa rivoluzionaria innovazione, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei dati personali.

 

 

L'intelligenza artificiale generativa è uno dei temi centrali del primo semestre 2023 e senza dubbio resterà in cima alle discussioni sul futuro. Una tecnologia che produce una serie di riflessioni, anche e soprattutto a livello istituzionale e sovranazionale, per via della innumerevoli ripercussioni delle applicazioni possibili, a partire dall'uso che viene fatto dei dati raccolti. Tema della privacy che il Garante italiano è stato tra i primi a sollevare.

 

ChatGPT e Garante per la Privacy

Da quando a fine 2022 OpenAI, azienda statunitense specializzata in intelligenza artificiale generativa, ha reso disponibile al grande pubblico ChatGPT, il dibattito su questa innovazione ha avuto un'accelerazione esponenziale, toccando i molteplici ambiti sui quali, in positivo e in negativo, l'AI può produrre degli effetti a breve, medio e lungo termine.
Nel nostro Paese, poi, il Garante per la protezione dei dati personali (Garante Privacy) si è inserito con un provvedimento che ha temporaneamente sospeso l'uso dell'applicazione in Italia.
Il Garante ha motivato la sospensione con una scarsa trasparenza della piattaforma nella gestione dei dati degli utenti, e dei minori in particolare, che in gran numero avevano iniziato ad utilizzare e testare le potenzialità di ChatGPT.
Ne è seguito un acceso dibattito e tra Garante e rappresentanti di OpenAI che ha portato, in poco più di due settimane, dalla chiusura stabilita l'11 aprile 2023 alla riapertura della piattaforma il 28 aprile, con maggiori garanzie su trasparenza e diritti degli utenti.

Nel dettaglio OpenAI ha:

  • predisposto e pubblicato sul proprio sito un’informativa rivolta a tutti gli utenti e non utenti, in Europa e nel resto del mondo, per chiarire le modalità di trattamento dei dati e ricordare che chiunque ha diritto di opporsi a tale trattamento;
  • ampliato l’informativa sul trattamento dei dati riservata agli utenti rendendola visibile prima che un utente si registri al servizio;
  • riconosciuto a tutte le persone che vivono in Europa, anche non utenti, il diritto di opporsi a che i loro dati personali siano trattati per l’addestramento degli algoritmi;
  • previsto per gli interessati la possibilità di far cancellare le informazioni ritenute errate dichiarandosi, al momento della riapertura della piattaforma, tecnicamente impossibilitata a correggere gli errori;
  • chiarito, nell’informativa riservata agli utenti, che mentre continuerà a trattare taluni dati personali per garantire il corretto funzionamento del servizio sulla base del contratto, tratterà i loro dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi, salvo che esercitino il diritto di opposizione, sulla base del legittimo interesse;
  • implementato per gli utenti un modulo che consente a tutti gli utenti europei di esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei propri dati personali e poter così escludere le conversazioni e la relativa cronologia dal training dei propri algoritmi;
  • inserito nella schermata di benvenuto riservata agli utenti italiani già registrati al servizio un pulsante attraverso il quale, per riaccedere al servizio, dovranno dichiarare di essere maggiorenni o ultratredicenni e, in questo caso, di avere il consenso dei genitori;
  • inserito nella maschera di registrazione al servizio la richiesta della data di nascita prevedendo un blocco alla registrazione per gli utenti infratredicenni e prevedendo, nell’ipotesi di utenti ultratredicenni ma minorenni che debbano confermare di avere il consenso dei genitori all’uso del servizio.

Questo lungo elenco mostra la complessità di gestione dei dati raccolti per l'addestramento degli algoritmi, complessità sollevata dal Garante italiano ma che riguarda l'intero approccio europeo alla gestione dei dati, storicamente molto più stringente rispetto a quanto previsto ad esempio negli Stati Uniti.
A seguito della riapertura della piattaforma il Garante, infatti, ha dichiarato: "L’Autorità riconosce i passi in avanti compiuti per coniugare il progresso tecnologico con il rispetto dei diritti delle persone e auspica che la società prosegua lungo questo percorso di adeguamento alla normativa europea sulla protezione dati. L’Autorità proseguirà dunque nell’attività istruttoria avviata nei confronti di OpenAI e nel lavoro che porterà avanti la apposita task force costituita in seno al Comitato che riunisce le Autorità per la privacy dell’Unione europea."


L'approccio europeo all'intelligenza artificiale

E allora come sta affrontando l'Unione europea il tema cruciale dell'artificial intelligence, che è ormai presente? Il Parlamento europeo ha istituito fin dal giugno 2020 la Commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA), che in ha esaminato l’impatto della tecnologia e proposto una tabella di marcia dell'UE a lungo termine verso l'IA. La Commissione ha proposto un approccio olistico per il consolidamento di una posizione comune a lungo termine, che metta in luce i valori chiave dell’UE, gli obiettivi e i valori sull’IA, che consentano di proseguire gli attuali sforzi legislativi dell’UE in questo settore.
Le norme, le salvaguardie e i regolamenti dell’UE dovrebbero garantire che l’IA apporti consistenti benefici in ogni settore d‘Europa, dalla transizione verde alla salute e dall’industria, alla governance pubblica, all’agricoltura e alla produttività del lavoro, preservando cittadini, organizzazioni e istituzioni dai rischi connessi alla diffusione dell'intelligenza artificiale, a partire dal già menzionato trattamento dei dati raccolti dalle piattaforme, sia in fase di accesso e registrazione, sia in fase di utilizzo e dunque di addestramento degli algoritmi.
La relazione mette in guardia sull'importanza di un'azione tempestiva dell’UE per fissare standard chiari basati sui valori europei, e per evitare che questi vengano definiti altrove.
Infatti poiché le tecnologie di IA dipendono dai dati disponibili, la condivisione dei dati nell’UE deve essere rivista ed estesa.
In conclusione la relazione della Commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale, afferma la necessità di affrontare gli aspetti militari e di sicurezza dell’intelligenza artificiale, con l’Europa che dovrebbe cooperare a livello internazionale con partner che la pensano allo stesso modo, per promuovere la propria visione umanistica.

 

Benefici dell'intelligenza artificiale

Come detto, la diffusione dell'intelligenza artificiale apre numerosi fronti di discussione, che in Europa sono stati ben sintetizzati dall'AIDA nella propria relazione, mettendo a fuoco benefici e rischi dell'IA.

Partiamo dalle buone notizie:

  • Cittadini. Una migliore assistenza sanitaria, automobili e altri sistemi di trasporto più sicuri e anche prodotti e servizi su misura, più economici e più resistenti. Accesso facilitato all’informazione, all’istruzione e alla formazione.
  • Imprese. Sviluppo di una nuova generazione di prodotti e servizi, anche in settori in cui le aziende europee sono già in una posizione di forza come l’economia circolare, l’agricoltura, la sanità, la moda e il turismo, con percorsi di vendita più fluidi e ottimizzati, migliore manutenzione dei macchinari, incremento di produzione e qualità, migliore servizio al cliente e risparmio energetico.
  • Servizi pubblici. Riduzione dei costi e nuove opzioni nel trasporto pubblico, nell’istruzione, nella gestione dell’energia e dei rifiuti e migliore sostenibilità dei prodotti.
  • Democrazia. Verifiche basate sui dati, prevenzione della disinformazione e degli attacchi informatici e accesso a informazioni di qualità per contribuire a rafforzare la democrazia. Sostegno a diversità e uguaglianza di opportunità, ad esempio attenuando i pregiudizi in materia di assunzione attraverso l’uso di dati analitici.
  • Sicurezza. Prevenzione dei reati e come ausilio nella giustizia penale, elaborando più velocemente grandi volumi di dati, valutando con più accuratezza i rischi di fuga dei detenuti, prevedendo e prevenendo crimini e attacchi terroristici. L’IA viene già usata dalle piatteforme online per individuare e rispondere a pratiche illegali o inappropriate in rete.
  • Difesa. In campo militare, l’intelligenza artificiale potrebbe essere usata per la difesa e le strategie di attacco in caso di crimini informatici o per attaccare obiettivi chiave nella lotta informatica.

Rischi dell'intelligenza artificiale

Ma l'intelligenza artificiale apre anche a scenari non proprio positivi e porta con sè una serie di rischi che vanno analizzati e prevenuti prontamente, per non perdere il controllo di una tecnologia che potrebbe diventare pervasiva. In particolare la Commissione punta i fari su:

  • Abuso e sottoutilizzo dell’intelligenza artificiale. Non usare l’intelligenza artificiale in tutto il suo potenziale è un rischio, soprattutto in ottica di perdita del vantaggio competitivo rispetto ad altre aree del globo. Ma anche l’abuso è un rischio, basti pensare ad un utilizzo distorto e in via esclusiva per spiegare o risolvere complesse questioni sociali.
  • Aspetto assicurativo legato alla responsabilità civile. Di chi è la colpa se l'IA causa dei danni? Del proprietario dei dispositivi che la impiegano, del costruttore o del programmatore? Se il produttore fosse privo di responsabilità potrebbero non esserci incentivi sufficienti a fornire un prodotto sicuro ed efficiente. Il pubblico potrebbe avere meno fiducia nella tecnologia. Ma allo stesso tempo delle norme troppo severe potrebbero soffocare i tentativi di innovazione.
  • Minacce ai diritti fondamentali e alla democrazia. Le modalità di progettazione e immissione dei dati nell'IA, può condizionarne gli esiti prodotti. Ecco che questo processo, influenzato intenzionalmente o meno può incidere su aspetti fondamentali del vivere democratico. Ad esempio, se non programmata correttamente, l’IA potrebbe condurre a decisioni riguardo a un’offerta di lavoro, all’offerta di prestiti e anche nei procedimenti penali, influenzate dall’etnia, dal genere, dall’età.
  • Protezione dei dati e diritto alla privacy. L'IA può essere usata, ad esempio, in dispositivi per il riconoscimento facciale o per la profilazione online, oltre ad essere in grado di mettere insieme le informazioni che acquisisce su una persona senza che questa ne sia a conoscenza. Un tema cruciale questo che ci riporta alle azioni poste in essere dal Garante italiano.
  • Lavoro. Uno dei più grandi timori è quello della scomparsa di molti posti di lavoro. Anche se ne verranno creati altri e migliori, è cruciale che ci sia un'adeguata transizione, soprattutto sul fronte della formazione in modo da gestire il passaggio da un'occupazione all'altra con il minor danno possibile.
  • Concorrenza. L’accumulo di informazioni potrebbe anche portare a una distorsione della concorrenza, in quanto le parti con maggiori informazioni potrebbero ottenere un vantaggio e cercare di eliminare i concorrenti.
  • Sicurezza. Numerose le problematiche fino a quella più preoccupante: un uso non regolamentato dell’intelligenza artificiale negli armamenti potrebbe condurre a una perdita di controllo su armi distruttive.
  • Trasparenza. Una forte asimmetria informativa, favorita dall'intelligenza artificiale, potrebbe essere sfruttata a danno degli utenti. Inoltre potrebbe non essere chiaro per l’utente se sta interagendo con una persona o con un sistema di intelligenza artificiale.

Una carrellata di benefici e rischi, e nemmeno tutti quelli possibili, che ci mostrano bene quanto l'intelligenza artificiale non possa essere considerata né una risorsa salvifica né una minaccia assoluta, e va invece trattata nella sua complessità, con gli strumenti opportuni e con accordi internazionali e pubblico-privati, a tutela di cittadini, imprese ed istituzioni democratiche.

 

AI Act: l'approccio risk based dell'Unione europea

Chiudiamo analizzando lo stato della normativa comunitaria in materia di intelligenza artificiale. Come abbiamo visto la regolamentazione diventa cruciale per prevenire e mitigare le possibili distorsioni e i suoi effetti negativi. La Commissione UE, già nell'aprile 2021, aveva presentato una proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio, che stabiliva regole armonizzate sull’intelligenza artificiale, l'Artificial Intelligence Act, con l’obiettivo di assicurare che i sistemi di intelligenza artificiale immessi sul mercato UE:

  • siano sicuri ed etici;
  • rispettino la normativa vigente in materia di diritti fondamentali;
  • rispettino i valori dell’Unione mediante un approccio proporzionato basato sul rischio.

L’approccio risk based della proposta di Regolamento porta a una classificazione dei sistemi di IA in base ai rischi che questi pongono per i diritti fondamentali. In attesa dell'emanazione di questo importante provvedimento comunitario, segnaliamo l'attività di individuazione di "sistemi ad alto rischio", quelli cioè in grado di incidere in modo sensibile sui diritti fondamentali, quali la salute, delle persone fisiche. Il Consiglio europeo nel dicembre 2022 ha apportando alcune modifiche al testo originario, con la definizione di IA che viene limitata ai sistemi sviluppati mediante approcci di apprendimento automatico e approcci basati sulla logica e sulla conoscenza, in modo da favorire la distinzione tra tecnologie di IA e semplici software. Inoltre il Consiglio è intervenuto per disciplinare le "IA per finalità generali", sistemi che possono essere utilizzati per molti scopi diversi, considerando in questo senso anche i casi in cui queste tecnologie sono integrate successivamente in sistemi ad alto rischio.
Inserito poi un livello orizzontale in aggiunta alla classificazione ad alto rischio, al fine di garantire che non siano inclusi i sistemi di IA che non presentano il rischio di causare gravi violazioni dei diritti fondamentali o altri rischi significativi.
In attesa del testo definitivo e delle future evoluzioni, il dibattito resta aperto.

 

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